Le sanzioni pesano nei rapporti commerciali italo-russi, soprattutto
in ambito agroalimentare, con un crollo delle esportazioni italiane
verso la Russia nei settori colpiti dalle sanzioni di almeno il -38%.
Lo dice uno studio dell’International Research Network, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, che sottolinea: “I
volumi nei primi undici mesi del 2014 sono scesi a 24 miliardi di euro
circa, dai 28,2 miliardi di euro nello stesso periodo del 2013 (-15,1%)”
si legge nel documento che ha avuto in esclusiva askanews. “Il calo ha
riguardato sia le importazioni italiane dalla Russia (-17,0%) scese a
15,1 miliardi nei primi undici mesi del 2014 da 18,2 miliardi di euro
nello stesso periodo del 2013, sia le esportazioni italiane verso la
Russia (-11,7%) passate, nei due periodi, a 8,8 miliardi da 10,0
miliardi di euro”.
In ambito agroalimentare, i dati sul commercio estero italiano
evidenziano “un crollo” del “38% nel periodo gennaio- novembre 2014
rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente, particolarmente
sostenuto se si tiene conto che le sanzioni sono state adottate solo a
settembre”, si legge nello studio. “Si tratta nello specifico dei comparti lattiero caseari, della carne e dell’orto frutta,
i quali, presenti nell’interscambio italo-russo con quote ancora
contenute (circa l’1% del totale esportato in Russia nei primi undici
mesi del 2014), mostravano prima dell’introduzione delle sanzioni spazi
interessanti di crescita”.
Più in generale nel 2014 anche l’interscambio commerciale russo ha
risentito pesantemente dell’effetto congiunto delle sanzioni, del calo
del prezzo del petrolio e della modesta dinamica dell’economia in Area
Ue. Dati ancora provvisori sul 2014 segnalano, in parallelo ai dati sul
commercio multilaterale, una diminuzione degli scambi anche tra Italia e
Russia.
Confrontando i saldi settoriali italiani nei primi undici mesi del
2014 con quelli dello stesso periodo del 2013, si nota un calo
significativo del deficit dei prodotti minerari (da 12,5 a 9,9 miliardi
di euro) e, in misura minore, di quello dei prodotti petroliferi
raffinati (da 3,3 a 2,5 miliardi di euro), sui quali ha in parte inciso
la discesa del prezzo del petrolio, oltre alla persistente congiuntura
negativa italiana. In flessione è risultato tuttavia anche il surplus
dei prodotti tessili e dell’abbigliamento (da 2,1 a 1,7 miliardi di
euro) e degli apparecchi elettrici ed elettronici, macchinari meccanici e
mezzi di trasporto (nel complesso scesi da 4,1 a 3,4 miliardi di euro),
su cui ha pesato la caduta della domanda russa. In aumento invece,
seppur marginalmente, il saldo positivo dei prodotti alimentari (nel
loro complesso) e degli articoli farmaceutici. askanews
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