Immagine sopra: © flickr.com/ Brian Klug
Il nemico numero 2 degli Stati Uniti sono la Russia. Non da ultimo a causa del fatto che, a differenza della Cina, dove gli hacker spesso indossano l'uniforme, in Russia molti lavorano guidati dal loro ideale e di propria iniziativa. Nonostante tutti gli sforzi, gli esperti americani ed europei in materia di sicurezza informatica non sono riusciti a trovare una prova tangibile che dietro gli hacker russi ci sia il Cremlino.
Il terzo cybernemico degli USA è l'Iran. Nel 2006 gli USA e Israele crearono un virus attraverso il quale fu possibile complicare il funzionamento della fabbrica iraniana per arricchire l'Uranio a Netenze. Come risultato il programma nucleare iraniano venne ributtato indietro di due anni.
Fonte della traduzione in lingua italiana: Sputnik News
Fonte della traduzione in lingua inglese: What they Say About USA Fonte in lingua originale (russa): Lenta.ru
Negli Usa è scoppiato un nuovo
scandalo pre-elettorale: degli hackers ignoti, ma presumibilmente russi,
hanno cercato di forzare la posta di Hillary Clinton. Tuttavia non è
chiaro se siano riusciti a rubare delle informazioni e se abbiano agito
dalla Russia - e difficilmente si riuscirà a stabilirlo.
Ad un primo impatto sembra che gli USA non abbiano problemi di difesa
cibernetica. Eppure, l'America, leader nel campo dell'alta tecnologia,
ha almeno tre nemici nello spazio virtuale. Il primo è da tempo noto ed è
la Cina.
Per lungo tempo gli Stati Uniti hanno sottovalutato la minaccia da
parte di Pechino, il che gli è costato caro: nel mese di agosto 2015
hacker cinesi hanno fatto irruzione nella rete dell'Ufficio del
Personale dell'amministrazione statunitense. Nelle mani dei cinesi sono
finiti dati relativi a 14 milioni di persone immagazzinati nel corso
degli ultimi 25 anni di lavoro per il governo degli Stati Uniti,
comprese le informazioni sugli agenti americani di influenza nei governi
stranieri.
Il nemico numero 2 degli Stati Uniti sono la Russia. Non da ultimo a causa del fatto che, a differenza della Cina, dove gli hacker spesso indossano l'uniforme, in Russia molti lavorano guidati dal loro ideale e di propria iniziativa. Nonostante tutti gli sforzi, gli esperti americani ed europei in materia di sicurezza informatica non sono riusciti a trovare una prova tangibile che dietro gli hacker russi ci sia il Cremlino.
Analizzando il potente cyber-attacco condotto contro la Georgia
durante la guerra del 2008, si è scoperto che i computer coinvolti si
trovavano non solo in Russia, ma in quasi tutto lo spazio
post-sovietico, inclusi i paesi baltici. Non è stato possibile trovare
le prove anche nel mese di ottobre 2014, quando la società iSight disse
che degli hacker russi, sfruttando uno dei bug di Windows, hanno rubato
per lungo tempo informazioni dai computer della NATO e dell'UE.
Il terzo cybernemico degli USA è l'Iran. Nel 2006 gli USA e Israele crearono un virus attraverso il quale fu possibile complicare il funzionamento della fabbrica iraniana per arricchire l'Uranio a Netenze. Come risultato il programma nucleare iraniano venne ributtato indietro di due anni.
Gli iraniani non rimasero a guardare: negli anni successivi gli USA
furono investiti da un'ondata di cyberattacchi, il più letale dei quali
fu la cosidetta operazione Newscaster. In essa degli Hacker iraniani
crearono molti falsi profili sui social network, apparentemente di
proprietà di giornalisti indipendenti provenienti da paesi occidentali,
con tanto di nomi e biografie. Dopo di che, sono entrati in confidenza
con numerosi funzionari analisti e militari americani, britannici,
israeliani e sauditi e poi nel corso delle conversazioni con loro, con
l'aiuto di file infetti, hanno rubato le password necessarie per
accedere a informazioni preziose.
Di anno in anno il teatro di guerra si fa sempre più virtuale e meno reale. Soprattutto quei paesi che non dispongono di un esercito potente si lanciano con azzardo sul terreno del conflitto digitale. Parallelamente le grandi potenze mondiali da tempo "giocano" tra di loro a questa guerra invisibile, dove sono in ballo tecnologie che costano milioni di dollari e la reputazione di politici promettenti.
Di anno in anno il teatro di guerra si fa sempre più virtuale e meno reale. Soprattutto quei paesi che non dispongono di un esercito potente si lanciano con azzardo sul terreno del conflitto digitale. Parallelamente le grandi potenze mondiali da tempo "giocano" tra di loro a questa guerra invisibile, dove sono in ballo tecnologie che costano milioni di dollari e la reputazione di politici promettenti.
Fonte della traduzione in lingua italiana: Sputnik News
Fonte della traduzione in lingua inglese: What they Say About USA Fonte in lingua originale (russa): Lenta.ru
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