Si è conclusa la settimana scorsa la famigerata Trident Juncture 2015 – una delle più grandi esercitazioni Nato svoltasi in Italia, Spagna e Portogallo dal 3 ottobre al 6 novembre
– di cui l'AntiDiplomatico vi ha parlato molto nell'ultimo periodo. “E' stata una prova di guerra contro la Russia”, dichiara Manlio Dinucci a Pandora Tv nel cercare di tirare le somme. Ma è stata anche una prova generale della cosiddetta forza di risposta rapida, 49 mila uomini, proiettabile verso est e verso sud, in Medio Oriente, nel giro di 48 ore.
La Trident Juncture è un laboratorio dal vivo delle principali industrie belliche, invitate per trovare “soluzioni tecnologiche” per innovazione militare. L'Italia, prosegue Dinucci, è l'unico paese al mondo, insieme al Regno Unito, che riceverà i missili e bombe made in Us per armare i droni già acquistati dagli Stati Uniti. Il paese spenderà altre centinaia di migliaia di euro, che si sommano agli 80 milioni di euro che spendiamo al giorno per armamenti. Il “reaper”, o mietitore, è armato di 14 missili e due bombe, teleguidato da piloti a decine di migliaia di miglia di distanza, che fa strage di civili come i droni Usa in Afghianistan, Pakistan tristemente insegnano. La testata termobarica, prosegue Dinucci, di un missile sul drone provoca una sovrappresione e un aumento della temperatura tale da bruciare ognuno nei paraggi. Possono anche penetrare negli edifici limitrofi facendo stragi.
E il governo Renzi? La ministra della difesa Roberta Pinotti, in una intervista al Corriere della Sera proprio il 6 novembre, ha spiegato che non ci saranno problemi ad usare quest'arma del “terrorismo occidentale” come la definisce correttamente Noam Chomsky. “L'Italia ha già effettutato raid aerei in passato. Effettuare raid aerei non è un tabù”. Pronti a partire i droni killer italiani, conclude Dinucci.
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