Che fine fanno i capitali cumulati dalla comunità cinese in Italia e mai rilevati dal fisco?
Ce lo spiega il sole24ore – Parte della risposta arriva da un’inchiesta di quattro anni della Guardia di Finanza: trasferiti in patria con un servizio di money transfer, senza scontare un centesimo in tasse. Una scappatoia che ha permesso di far sparire un totale di 4,5 miliardi di euro, per lo più proventi di prodotti contraffatti, prostituzione, sfruttamento del lavoro ed evasione fiscale. Lo rivela l’agenzia americana Associated Press, entrata in possesso di alcuni documenti delle autorità.
A coordinare le indagini Pietro Suchan, già sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Suchan ha dichiarato ad Associated Press che fin qui sarebbe emerso solo «il 50% della verità» perché non è stato possibile («nonostante vari tentativi») stringere un contatto con le autorità giudiziarie cinesi.
Altre fonti, sempre citate dall’agenzia americana, sostengono che Pechino «non sta collaborando» con gli investigatori.
Come arrivava in Cina il denaro? A quanto emerge dalla documentazione degli investigatori, quasi la metà della somma sarebbe passata per la Bank of China. L’istituto, uno dei più grandi del colosso asiatico, avrebbe incassato così l’equivalente di 758mila euro in commissioni sui trasferimenti.
Tratto da: http://www.imolaoggi.it
Ce lo spiega il sole24ore – Parte della risposta arriva da un’inchiesta di quattro anni della Guardia di Finanza: trasferiti in patria con un servizio di money transfer, senza scontare un centesimo in tasse. Una scappatoia che ha permesso di far sparire un totale di 4,5 miliardi di euro, per lo più proventi di prodotti contraffatti, prostituzione, sfruttamento del lavoro ed evasione fiscale. Lo rivela l’agenzia americana Associated Press, entrata in possesso di alcuni documenti delle autorità.
A coordinare le indagini Pietro Suchan, già sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze. Suchan ha dichiarato ad Associated Press che fin qui sarebbe emerso solo «il 50% della verità» perché non è stato possibile («nonostante vari tentativi») stringere un contatto con le autorità giudiziarie cinesi.
Altre fonti, sempre citate dall’agenzia americana, sostengono che Pechino «non sta collaborando» con gli investigatori.
Come arrivava in Cina il denaro? A quanto emerge dalla documentazione degli investigatori, quasi la metà della somma sarebbe passata per la Bank of China. L’istituto, uno dei più grandi del colosso asiatico, avrebbe incassato così l’equivalente di 758mila euro in commissioni sui trasferimenti.
Tratto da: http://www.imolaoggi.it
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