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Quando il petrolio scende,in Italia il prezzo della benzina sale…Ci staranno truffando?

(Il grafico in foto mette a confronto l’oro con ” l’oro nero ” (petrolio rappresentato con la linea blu)in calo da mesi,ma questo in Italia non risulta…..
Petrolio ai minimi storici,non è mai costato meno,ma in Italia Benzina e Diesel ai massimi storici.Non è che ci truffano.Chi è che ci fa “la cresta” su ?

Mentre prezzi del petrolio continuano a scendere in maniera inesorabile, quelli della benzina in Italia rimangono invariati o addirittura salgono.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il prezzo del petrolio è calato ai minimi da 5 anni: i future sul Light crude scendono di 2,09 dollari a 64,06 dollari, dopo aver toccato un minimo dal luglio 2009 di 63,72 dollari mentre quelli sul Brent cedono 2,20 dollari a 67,96 dollari, dopo aver sfiorato anch’essi un minimo da ottobre 2009 di 67,82 dollari.

A questo punto, a rigor di logica, anche il prezzo della benzina dovrebbe subire un ribasso e comportare un bel risparmio per i cittadini. Ma così non è e il prezzo medio si mantiene stabile a quota 1,7 euro al litro a fronte degli 1,2 euro di 5 anni fa, il 29% in più. Secondo i calcoli di Federconsumatori sarebbero 12 i centesimi di troppo sul prezzo attuale della benzina e addirittura 17 su quello del gasolio

Il perché è presto detto: Accise, Iva, andamento del cambio, costi di raffinazione e via dicendo. Ma andiamo con ordine.

In Italia è ormai chiaro come il sole che i prezzi al consumo siano totalmente slegati da quelli sulle materie prime. Parlando della benzina, negli ultimi 5 anni il costo industriale è aumentato di circa il 46%, da 0,47 a 0,68 euro al litro

Allo stesso tempo, l’IVA è salita, così come le accise che hanno fatto segnare un +29%.



Il risultato è quindi palese: a pesare sul prezzo della benzina non è il costo delle materie prime, bensì le tanto adorate tasse. Ma oltre il danno arriva anche la beffa, perché con ogni probabilità, nonostante il crollo del settore petrolifero e il conseguente ribasso dei prezzi, in Italia il costo della benzina continuerà a salire. Nel 2015 potrebbe infatti arrivare un’ulteriore aumento delle accise, pari a 8 centesimi al litro. Il motivo? Ovviamente lo Stato ha bisogno di soldi e i carburanti sono sempre il modo più semplice per ottenerli (almeno secondo i nostri amministratori).

Quindi i fattori principali sono 2 : i petrolieri e lo Stato

I primi vendono con margine, il secondo tassa. E fin qua tutto normale. I problemi sono altri. E la prima ambiguità dove nasce la cresta è quella che il Sole 24 Ore chiama la “doppia velocità”. Funziona così: quando si tratta di aggiornare i listini internazionali al ribasso avviene tutto con calma. Stessa cosa non succederebbe quando i listini si rivedono al rialzo. Tradotto: se il petrolio sale la benzina sale subito, se il petrolio scende la benzina scende tardi e poco. Accusa, questa, che chiama in causa i petrolieri. Va detto, però, che sul trucchetto della doppia velocità Antitrust ha indagato più volte senza mai cavare un ragno dal buco. Decisamente più incisivo è il fronte fiscale. Perché Stato cresta la fa in forma di tasse. E visto che il 60% di quello che paghiamo di benzina non è carburante ma tasse è altrettanto chiaro che il ritocco al ribasso è assai meno percettibile. Non solo. C’è un altro problema. Di cassa. Spiega Federico Rendina sul Sole 24 Ore:

Magari approfittando, ora come non mai, proprio dei cali delle quotazioni sui mercati internazionali, seppure con una piccola e assai blanda giustificazione: con la diminuzione del prezzo industriale diminuiscono in proporzione le entrate Iva, che al contrario delle accise sono in quota percentuale e non in cifra fissa rispetto al litro di carburante. Cosa che ha determinato da metà luglio ad oggi, a causa della diminuzione di circa 10 centesimi del prezzo industriale, quasi 70 milioni di entrate in meno per le casse dello Stato. Che naturalmente ritiene di doversi rifare, con cospicui interessi.

E lo Stato non solo non ha intenzione di rinunciare a quegli introiti. Ma rilancia. Anche nell’ultima legge di stabilità. Ancora Rendina:

Ecco così gli ultimi “regali” che vengono dalla legge di stabilità agli articoli 44 e 45, che dispongono un ulteriore aumento della tassazione sotto forma di clausole di salvaguardia, con un aumento programmato delle accise ma anche dell’Iva sui carburanti al 2018 che vale 700 milioni l’anno. A cui si somma come ulteriore clausola di salvaguardia aggiuntiva, se la prima manovra non dovesse rivelarsi sufficiente, un ulteriore aumento delle accise per quasi un miliardo di euro già nel 2015.

I petrolieri, che verginelle sprovvedute non sono, hanno gioco facile nel mostrare le cifre. Nel 2010 il petrolio costava al barile più o meno quanto oggi. La benzina alla pompa costava però 29 centesimi in meno. Di questi 25 sono dovuti all’aumento delle tasse, 4 al cambio. Cresta, insomma, forse no. Accanimento fiscale su petrolio e derivati certamente sì.


Fonti : http://www.forexinfo.it/Carburante-crolla-il-prezzo-del

http://www.blitzquotidiano.it/economia/benzina-chi-fa-la-cresta-sul-calo-dei-prezzi-del-petrolio-2007064/

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