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Governo: in arrivo una nuova super-manovra da 40 miliardi entro Aprile!

Monti rischia di non arrivare al 2013 e accelera: in arrivo manovra da 40 miliardi

Il premier si sfoga con Napolitano, che lo invita a "fare presto": prima dell'asta dei bot potrebbe arrivare una nuova super-finanziaria. Intanto, per chiudere la voragine del debito pubblico, i tecnici rispolverano le dismissioni degli immobili care a Tremonti. Ma per fare cassa subito si pensa a un "prestito" da chiedere agli italiani con redditi medio-alti, da ripagare appunto con la cessione del patrimonio

La manovra sarà legge il prossimo 23 dicembre, antivigilia di Natale. Ma subito dopo le vacanze (le Camere riapriranno dopo il 10 gennaio) per il governo Monti si tratterà di mettere subito mano a quello che questa manovra non è riuscita a concludere: liberalizzazioni, riforma del lavoro, tagli alla casta, eventuale patrimoniale. Misure che saranno contenute in provvedimenti distinti, in modo da poter avviare, in molti casi, una concertazione profonda con le parti coinvolte, evitando il più possibile strappi o movimenti tellurici a livello politico. Altro, però, è quello che preoccupa il governo (e il Quirinale). La maggioranza che sostiene l’esecutivo, come si è visto nel voto alla Camera di venerdì, è tutt’altro che solida. Le minacce, per niente velate, che arrivano dal Pdl così come da Di Pietro, non fanno intravedere un tranquillo proseguimento dell’opera di Monti fino a fine legislatura. E Monti lo sa.

SUPER MANOVRA ENTRO APRILE – Così l’altro giorno al Quirinale, il Presidente del Consiglio si sarebbe lasciato andare ad uno sconcertato “così non si va avanti”, subito rintuzzato da Napolitano con un “allora facciamo presto”. Ecco, per mettere davvero in salvo i conti italiani prima di una (prossima) campagna elettorale che si annuncia senza esclusione di colpi bisognerà fare ancora qualche passo importante sul fronte economico. A quanto si apprende, allo studio dei tecnici del ministero dell’Economia (ma anche sotto la lente dell’intero governo, seppur per fasce diverse a seconda delle competenze) ci sarebbe una nuova manovra economica da fare entro fine aprile, prima della celebrazione di un’importante asta dei bot. La cifra che viene sussurrata nei corridoi dei palazzi della politica è raggelante: 40 miliardi di euro. Difficile pensare dove potrà essere individuata questa cifra, viste anche le resistenze della politica (e la minaccia di Berlusconi di “staccare la spina al governo a fine gennaio”, almeno secondo quanto raccontato da Nucara e Rotondi), ma la priorità di Monti sembra quella di rispondere appieno almeno ad uno dei punti contenuti nella lettera inviata dalla Bce al governo Berlusconi a fine luglio scorso e mai ritirata: abbassare il più possibile il debito pubblico.

CHIUDERE LA VORAGINE-DEBITO PUBBLICO – A ottobre la voragine del debito pubblico italiano ha raggiunto quota 1.909,192 miliardi di euro, oltre il 120% del Pil, comunque il doppio di quanto previsto in ogni trattato europeo. Dunque, archiviata la manovra, che è servita – secondo i tecnici del ministero del Tesoro – a “pagare almeno una parte degli interessi”, per il governo Monti si apre,quindi, la prima vera sfida. E’ un imperativo a cui l’Italia non può fuggire e nel governo si punta ad una riduzione graduale del 10, massimo 20%, il modo da raggiungere quota 100% del Pil. Un obiettivo ambizioso, che necessita della raccolta di una cifra enorme. La stessa, a detta dei tecnici del Tesoro, che si sarebbe potuta ottenere attraverso una massiccia patrimoniale unita ad una Tobin Tax di altrettante, robuste, proporzioni. Il problema è che entrambe le misure sono impossibili da varare nella composizione politica dell’attuale Parlamento. In poche parole: la maggioranza (ora costituita da Pdl, Terzo Polo e Pd) una patrimoniale davvero incisiva non la voterà mai. Nel Pdl la convinzione è granitica, in zona Casini e Bersani molto meno, ma comunque il governo si troverebbe con numeri troppo traballanti. E anche la minaccia della Tobin Tax, sventolata l’altro giorno da Monti durante la seduta fiume al Senato della scorsa settimana, è sembrato più un modo per intimorire le forze politiche piuttosto che un’idea concreta da perseguire. D’altra parte Monti, sempre a palazzo Madama parlando con i suoi, si era lamentato del fatto che “con queste forze politiche il dialogo è praticamente impossibile, facciamo quello che possiamo, ma non so fino a che punto potremo arrivare”.

IMMOBILI DELLO STATO IN VENDITA – Di certo, Monti non mollerà comunque l’idea di “salvare l’Italia”, anche a costo di imporre nuove misure fortemente impopolari. E una è in fase di progettazione. Tra marzo e aprile (ovvero prima dell’ultima asta dei titoli nazionali) gli italiani potrebbero essere chiamati ad anticipare gli incassi delle complesse dismissioni e alienazioni degli immobili pubblici. Sulla carta è anche previsto un rimborso da parte dello Stato o una detrazione della cifra sborsata. Si sta parlando, ovviamente, di qualcosa che, al momento, è nella prima fase di elaborazione, visto che mai prima si è anche solo ipotizzato una dismissione su così ampia scala del patrimonio pubblico così come, invece, sarà necessario fare nel prossimo futuro. E in una situazione di forte crisi economica che potrebbe non garantire allo Stato la possibilità di “vendere bene” gli immobili per mancanza di liquidità generale. Si sta parlando, comunque, di oltre 543 mila unità immobiliari di proprietà dello Stato, per oltre 222 milioni di metri quadrati, per un valore che oscilla tra 239 e 319 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti 776 terreni, per oltre 13 miliardi di metri quadrati, che valgono tra gli 11 e i 49 miliardi (le stime sono della commissione Finanze della Camera) e che però non si sa se verranno messi all’incanto come gli immobili. La cifra che, infatti, ipotizzavano fonti governative come possibile “introito” si aggira sui 400 miliardi di euro.

FARE CASSA SUBITO CON I SOLDI DEGLI ITALIANI – Ecco, dunque, l’idea di creare un percorso che consentirebbe sempre allo Stato di mettere subito questa cifra a bilancio per l’abbassamento del debito pubblico in attesa di fare davvero “cassa” con le vendite all’incanto degli immobili. Nella pratica: verrebbero chiesti ai cittadini appartenenti ad una determinata fascia di reddito (si sta parlando di quelli medio alti) di “prestare” allo Stato una cifra (probabilmente corrispondente ad una percentuale sul reddito lordo) che sempre lo Stato assicurerebbe attraverso la creazione di un apposito Fondo della Cassa Depositi e Prestiti e all’emissione di una sorta di “cambiale” che poi potrà essere utilizzata o con finalità di sgravi fiscali oppure per riottenere la cifra sborsata (con un minimo d’interesse) come se si incassasse un qualsiasi altro titolo di Stato. Si parla – a quanto si apprende – di cifre piuttosto modeste che, però, spalmate su una fascia di italiani sicuramente ampia, potrebbero consentire di raggiungere l’obiettivo. E’ chiaro che la misura fiscale che verrà utilizzata e il meccanismo che il governo vorrebbe creare per rispondere all’Europa, anche sotto il profilo dell’abbattimento del debito, sono allo studio di fattibilità da parte di più ministeri coinvolti, ma è anche vero “che altro modo per raccogliere denaro e abbassare il debito – ragionava ad alta voce ieri alla Camera una fonte vicina al ministro Passera – non c’è; ci si deve inventare per forza qualcosa”. La sensazione è che Monti sia intenzionato a provare tutto pur di portare a termine questa partita. Anche nella consapevolezza che nessuno dei suoi predecessori è mai riuscito in nulla del genere. Almeno non per il bene dell’Italia.

FONTE:http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/18/governo-rischia-arrivare-2013-accelera-monti-prepara-nuova-manovra-miliardi/178410/

Il dramma dei pensionati con la minima, 85enne tenta due rapine: “ho fame”


A pochi giorni di distanza dall notizia dell’80enne sorpreso a rubare 3 bistecche in un supermercato, ecco un altro caso in cui l’esasperazione per la povertà con cui sono costretti a convivere i pensionati italiani che percepiscono l’assegno minimo di 500€ – che in Italia sono 1,6 milioni – produce conseguenze drammatiche.
Questa volta, come vedremo in seguito, il protagonista ha addirittura 85 anni; la fame e la disperazione lo ha spinto a provare a rapinare due uffici postali.


FATTI CHE AVVENGONO TUTTI I GIORNI. In silenzio, in ogni parte d’Italia. Solo una minima parte di queste vicende finisce alla ribalta nelle cronache nazionali. La settimana scorsa, anche un quotidiano locale della mia zona, in provincia di Pisa, riportava una notizia simile. Ed è facile immaginare come probabilmente – sicuramente – siano svariate centinaia di migliaia i pensionati, alle prese con la vita con la pensione minima da 500€, costretti a rubare le scatolette di tonno o altri generi alimentari nei supermercati. Con il cuore in gola, per la paura di essere scoperti, costretti a farlo per mettere qualcosa nel piatto. Come aumenta il numero degli anziani che vanno alla ricerca degli scarti dei mercati rionali; ormai alcuni mercatai, anziché gettarli nella spazzatura, quando sbaraccano li lasciano volontariamente “in bella vista”, sicuri che non ci resteranno a lungo.

 Ne parlavamo poche settimane fa, sulla nostra pagina Facebook, quando abbiamo appreso che le nuove tasse del governo Monti non avrebbero risparmiato i più poveri. avevamo pubblicato le tristi immagini a lato, proponendo una riflessione. Le tasse sulla prima casa non risparmiano nessuno: ma ancora di più il pesante aumento delle accise sui carburanti: che hanno fatto lievitare considerevolmente il costo del trasporto delle merci, con pesanti ripercussioni sui prezzi finali, che insieme all’aumento dell’IVA costituiscono un mix esplosivo; e lo sappiamo bene, che quando i prezzi vengono rivisti al rialzo, molto spesso questo è più consistente del necessario. La situazione è drammatica: inammissibile. Il freddissimo uomo del Bilderberg evidentemente, non prova alcuna pietà. Ma dopotutto, cosa dovremmo aspettarci da un signore che incassa mensilmente oltre 70.000€ (questo almeno, è quanto dichiara) che collabora con Goldman Sachs, la banca delle speculazioni sulle derrate alimentari e sulle carestie?!? E come dice un antico adagio, “ladro è chi ruba come chi para il sacco”.

Di seguito l’articolo di “targatocn”, quotidiano online della provincia di Cuneo, dove è accaduto il fatto.

P.G., 85enne borgarino, ha terminato la sua giornata nelle camere di sicurezza della caserma Soleri a Cuneo dopo aver tentato, in mattinata, due rapine prima nell’ufficio postale di Spinetta poi in quello di Cuneo centro. L’improvvisato rapinatore ha spiegato ai militari che il gesto è stato spinto dalla disperazione dovuta alla sua situazione di indigenza.
Verso le 8 della mattinata l’uomo ha preso la bicicletta e si è recato a Spinetta dove, armato di pistola giocattolo e a viso scoperto, ha chiesto all’unica impiegata di consegnargli il contenuto della cassa. La donna però, per nulla impaurita dal gesto compiuto da un anziano che conosce di vista, chiama con il cellulare i carabinieri e così mette in fuga l’85enne sopreso a sua volta dal comportamento della signora.
Si allontana quindi in bicicletta e raggiunge l’altro ufficio postale di via Bonelli dove tenta di farsi consegnare il denaro contante dall’impiegata dello sportello numero 9. Spazientito dal temporeggiare della donna, il novello rapinatore si allontana e fugge verso Borgo San Dalmazzo dove, nei pressi del centro commerciale, i carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Cuneo lo rintracciano.



Italia, il governo Monti cancella i diritti: eliminata la "causa di servizio"

Italia, il governo Monti cancella i diritti: eliminata la "causa di servizio"
L'art.6 della manovra cancella causa di servizio, la pensione privilegiata e l'equo indennizzo per chi si ammala al lavoro nel settore pubblico

Nei contratti, di solito, son quelle scritte in piccolo, in fondo al testo. E sono delle fregature. Nel caso della manovra del governo Monti, invece, era in bella mostra, ma sembra che non se ne sia accorto nessuno.
L'articolo 6 del Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici" varato dall'esecutivo recita: ''Ferma la tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica, inoltre, ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, nonché ai procedimenti per i quali, alla predetta data, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonché ai procedimenti instaurabili d'ufficio per eventi occorsi prima della predetta data''.

Di botto vengono cancellate cause di servizio ed equo indennizzo. Che tradotto in soldoni, lascia senza tutela e senza speranza di vedersi riconosciuto in giudizio un equo risarcimento le persone che si sono ammalate al lavoro.
I casi sono tanti, migliaia, in particolare per due categorie: coloro che vengono fatti oggetto di mobbing sul posto di lavoro e coloro che si ammalano per essere stati a contatto con l'amianto.
Cgil, Cisl e Uil, per lunedì 19 dicembre, hanno indetto uno sciopero del settore pubblicocontro la manovra Monti, ma non appare nessun riferimento all'articolo 6 nei comunicati della mobilitazione. Anche su tutti i principali quotidiani nazionali non c'è traccia della norma. Ma la gravità della decisione, che salva solo i dipendenti pubblici del '' comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico'', pare passare inosservata.
Gli istituti tagliati sono tipici del rapporto di pubblico impiego. La causa di servizio è costituita dalla sussistenza di un rapporto di causalità tra la prestazione lavorativa effettuata ed una determinata infermità. Al fine di determinarne l'esistenza viene effettuato un giudizio medico-legale teso ad accertare il nesso tra la minorazione ed il servizio. Scompare anche la pensione privilegiata introdotta nel 1973, attribuita al lavoratore pubblico se in conseguenza dell'infermità o della lesione derivante da fatti di servizio ha comportato l'inabilità assoluta o permanente. Infine svanisce l'equo indennizzo, che è uno speciale emolumento avente natura indennitaria e per tali ragioni cumulabile sia con il risarcimento del danno che con il trattamento di pensione privilegiata, attribuito al dipendente pubblico nel caso in cui questi abbia subito una patologia riconosciuta dipendente da causa di servizio.
''Questa norma colpirà tutti quelli che si ammalano lavorando. Compresi i malati di amianto'', ha commentato l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto. ''La nostra associazione adirà tutte le sedi competenti, non escludendo una pregiudiziale di illegittimità costituzionale, oltre alle iniziative di mobilitazione già in corso in Italia, e all'appello a tutte le autorìtà istituzionali e forze politiche affinché non si prestino ad avallare dette modificazioni, contrarie allo stesso principio di uguaglianza, oltre che di equità e giustizia, rispetto a chi è stato già pesantemente pregiudicato in seguito a una patologia per causa di servizio''.

da PeaceReporter

Manovra, i ministri salvano il (loro) doppio stipendio ma nessuno lo dice

Una riga buttata lì, nei meandri di una manovra imponente, salva il doppio stipendio dei ministri. C’è da salvare l’Italia, ci spiega il governo dei professori, e dunque sacrifici per tutti. Già, per tutti ma non per loro che, con un gioco di prestigio degno del mago Silvan, riescono a far passare una norma ad hoc che li esenta da ogni rinuncia. E’ il comma 3 dell’articolo 23 ter del Salva Italia che  introduce la possibilità di “deroghe motivate” per le posizioni apicali delle amministrazioni”. Tradotto in italiano significa che con una bella deroga potranno mantenere il doppio stipendio di ministri e funzionari pubblici. E non parliamo di pochi spiccioli ma di stipendi ben più alti di quelli dei parlamentari. Com’è noto, la cosa riguarda mezzo governo. Giusto per citare qualche nome: il sottosegretario Catricalà, il Ministro Clini, il collega Patroni Griffi, il viceministro Vittorio Grilli e altri. Ma sì dai, tanto chi volete che se ne accorga.

La stangata del 2012,ecco cosa ci aspetta!

 L'A.C.E. del Prof Monti e beneficiari della manovra . 2012 : 916.000 posti di lavoro perduti , crescita negativa del’1,6% , pressione fiscale reale al 54%. Confindustria non fa barricate e non “spara” su Monti. Perché? La concentrazione su IMU, PENSIONI ha impedito di vedere i reali effetti della stangata "salva Stato".L’acquisita scelta di trasferire la tassazione dalle persone alle cose per modificare la tassazione sulle persone fisiche è stata stravolta da Monti. A settembre l’IVA è stata modificata dal 20% al 21%. A ottobre 2012 con la manovra del Prof l’aliquota ridotta passerà dal 10% al 12%, quella ordinaria dal 21% al 23% con la possibilità nel 2014 di passare nel 2014 rispettivamente al 12, 5% e al 24.5%. Entrate a regime pari a 16 miliardi di euro. Altri 21 miliardi verranno dall’IMU e 6 miliardi dalle accise e dalla tassazione delle rendite finanziarie portate al 20%. Conto totale pari a 43 miliardi di euro. Dove vanno questi soldi? Probabilmente bisogna valutare un acronimo di nuovo conio: ACE, “ aiuto alla crescita economica “. Come opera? Le società possono dedurre il rendimento applicato al capitale sociale. Questo rendimento sarà quantificato per i prossimi tre anni pari al 3%.Esempio una società ha un capitale sociale di un miliardo ? Può dedurre 30 milioni di euro dalla tassazione. Dopo i 3 anni questo rendimento sarà pari alla media dei rendimenti dei titoli pubblici. Secondo l’economista Vialetti tale scelta non ha nulla a che fare con la crescita. Quanto costa quest’aiuto alle imprese? La Relazione tecnica la stima in un miliardo nel 2012 e 3 già nel 2014. Secondo Vialetti in audizione alla Camera, la perdita di gettito è destinata a crescere al ritmo di un miliardo in più l’anno e tale da dimezzare i 37 miliardi di Ires (imposta reddito società) provenienti dalla tassazione delle società e i parte del gettito Irpef proveniente dalle imprese. Aggiungendo anche gli sgravi Irap , alle imprese a regime arriveranno 30 miliardi di sgravi interamente sottratti alle famiglie. Gli effetti? Un riduzione del costo di imposta per unità di prodotto (Vitaletti) per far aumentare la produttività. Insomma cotanta “ scienza” di cotanti “ bocconiani e banchieri” per arrivare alle svalutazioni competitivi dei governi di 35 anni fa !!! La differenza è che invece di chiamarle “ svalutazioni competitive valutarie “ la chiamano con il criptico “ ACE “ ma più che un detersivo è “ olio di ricino “ per le famiglie!!! A questo aggiungiamo la garanzia dello Stato fino al 30 giugno 2012 sulla passività delle Banche , con scadenza a tre mesi e fino a 5 anni o addirittura a 7 per le obbligazioni bancarie garantite. Chiarissima l’identità dei beneficiari e altrettanto chiara è la platea di chi paga . Tutto questo passa come “ salva stato” e legittimato da PDl, PD, UDC e vari altri.

C'è chi guadagna meno di 20mila euro l'anno, ma possiede un aereo!


di Paola Totaro

Evasione Fiscale, dopo i problemi della Giustizia, vera piaga dell’Italia. L’Istat ha stimato che in un anno l’evasione ed il sommerso raggiungano i 275 miliardi di euro che portano via al Fisco ben 120 miliardi, come dichiara il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera.

Diviso per ogni contribuente fa 2.093 euro, il 13,5% del proprio reddito, in pratica uno stipendio.
Di fatto 9 italiani su 10 dichiarano meno di 35 mila euro l'anno, la metà dei quali addirittura meno di 15 mila.
Eppure da noi accadono fatti assolutamente inspiegabili, come i 518 contribuenti italiani, individuati dall’anagrafe tributaria, che dichiarano di guadagnare meno di 20 mila euro l’anno ma sono proprietari di un aereo. Visto che il loro reddito corrisponde a quello di un bidello, ci verrà spontaneo d’ora in poi, sbirciare nel giardino dei collaboratori scolastici delle nostre scuole per verificare se, per caso, un veivolo in grado di volare ce l’abbiano anche loro.
Lo studio dell’Anagrafe tributaria, svolto per valutare l’impatto delle nuove tasse di proprietà sui beni di lusso è stata resa pubblica in anteprima dal Sole 24 Ore, dalle quali pagine apprendiamo anche dell’esistenza di 42 mila contribuenti i quali, con un reddito lordo mensile inferiore ai 1.600 euro, risultano proprietari di una barca.
E per rimanere in argomento, l’anno scorso sono state vendute 206 mila auto di lusso, di quelle che costano più di 103 mila euro. Com’è possibile che invece solo 72 mila contribuenti nello stesso periodo abbiano dichiarato un reddito superiore ai 200 mila euro?
Misteri del furbo contribuente italiano, che del saper fregare la collettività, ne fa un vanto.

Manovra: e alla fine arrivò anche il prelievo indiscriminato sui conti correnti!

Brutte notizie per chi ha un conto corrente. Un emendamento del governo alla manovra prevede che dal primo gennaio 2012 gli estratti conto annuali dei conti correnti bancari, postali e i rendiconti dei libretti di risparmio saranno tassati per 34,20 euro se il cliente è una persona privata. Per le società e le persone giuridiche l'imposta sale a 100 euro.

Il bollo sugli estratti conto non troverà applicazione nei casi in cui il valore medio della giacenza annua sia inferiore a 5mila euro.

Inoltre, l'imposta proporzionale sarà dovuta nella misura minima di 34,20 euro e soltanto per il 2012 nella misura massima di 1.200 euro. Scatterà invece l'esenzione per i buoni postali fruttiferi per valori di rimborsi complessivamente non superiore a 5mila euro

MUSSOLINI: NON TOCCATE LE NOSTRE INDENNITÀ O CI AMMAZZIAMO

La Casta non esiste, questo vi sentireste rispondere se porreste la domanda a uno dei deputati che si oppongono al taglio delle indennità? Se, invece, chiedete a un mafioso: la mafia esiste? Vi risponderà, la mafia non esiste. Un esempio estremo che, però, rende bene l’idea. Sia chiaro, non vale il principio parlamentare = mafioso. Certo qualcuno degli attuali politici ha appena una condannuccia in appello per reati mafiosi, qualcun altro vede pendere sul suo capo una richiesta d’arresto per aver messo su, qualche affare con i Casalesi, ma sono pecore nere. Si dice il marcio sia ovunque, in tutte le categorie. C’è chi nella difesa dei suoi interessi esagera. L’On. Mussolini, alla proposta di abbassare le indennità a 5000 euro, ha così reagito, attraverso le pagine del settimanale “A”: “E’ come se ci mandassero nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l’influenza, si aggrava, arriva la polmonite e quindi…” Già lo stop ai vitalizi è un’istigazione al suicidio, figurarsi ora.” L’Onorevole prosegue: “Per i cittadini soffriamo ancora poco. Vogliono vederci soffrire ancora di più. Se abbassassero i nostri stipendi a 1000 euro al mese, la gente ci vorrebbe vedere prendere 5oo euro”. Morale della favola, i cittadini sono i cattivi, lei la buona. Prendiamone atto.

Addio segreto bancario: il fisco potra' accedere ai nostri conti

ROMA - Da gennaio 2012 l'Agenzia delle Entrate avrà libero accesso a tutti i conti correnti, conti di deposito, gestione, carte di credito, oltre a monitorare le operazioni bancarie. Lo stabilisce l'articolo 11 della manovra economica varata dal governo Monti, con cui cambia il rapporto tra Fisco e risparmiatori, abolendo di fatto il 'segreto bancario', che da un lato favoriva gli evasori fiscali ma dall'altro proteggeva la privacy delle persone oneste. C'è chi l'ha già rinominato il "Grande Fratello" delle banche, visto cge gli operatori finanziari saranno tenuti a comunicare all'anagrafe tributaria i movimenti e i rapporti con i clienti, compresi gli importi delle operazioni fiscali. Finisce così la giovane vita del segreto bancario, introdotto nel 2005 con l'anagrafe dei conti correnti, un database in cui venivano immessi gli estremi relativi ai vari conti. Sulla faccenda si è espresso il garante della Privacy, Francesco Pizzetti: «Sicuramente avremo una compressione molto forte della privacy. Ma se lo prevede una legge dello Stato non è una violazione. Attenzione, però Un trasferimento massiccio di dati pone un grosso problema di sicurezza. Se non proteggessimo i dati trasmessi, avremo creato solo un Grande Fratello».

E' allarme nelle aziende del nord-est,a rischio le tredicesime!

Da "Il Corriere della Sera" di giovedì 8 dicembre 2011
L`allarme Imprese senza liquidità Nel Nord Est a rischio le tredicesime di DARIO DI VICO L`amministratore delegato dell`Unicredit Federico Ghizzoni ha promesso che il recente aumento di capitale della sua banca (7,5 miliardi) lo investirà tutto in Italia ma intanto dal Nord Est le associazioni degli industriali suonano l`allarme.
Sono in pericolo persino le tredicesime. In prima fila a denunciare l`insostenibilità della situazione ci sono le Confindustrie di Treviso e Vicenza, quelle in cui i piccoli hanno maggiori spazi di rappresentanza. Dice Alessandro Vardanega, presidente degli industriali trevigiani: «Le aziende che sentiamo quotidianamente stanno incontrando difficoltà insormontabili nel reperire le risorse finanziarie per gli adempimenti di fine anno. Imposte, acconti, pagamento di tredicesime e gratifiche ai dipendenti».
Vardanega sta attento a non creare conflitti con il sistema creditizio ma «se non gestiamo insieme questo fenomeno e invece lo lasciamo alle azioni di legittima difesa di ciascuna banca», le piccole e medie imprese fischiano di andare a carte quarantotL`appello to. Nel loro appello gli industriali di La Confindustria Treviso chiamano alla mobilitazione di Treviso: «Il sistema anche Cgil-Cisl-Uil affinché «il sistema bancario possa mettere a disposibancario sostenga zione tutta la liquidità possibile per le aziende» sostenere le imprese» e fare fronte gagnmagemeggistemmig nell`immediato alle scadenze previste dal calendario. Se ciò non accadesse, conclude Vardanega, si toglierebbe ossigeno anche a quei provvedimenti del governo Monti diretti a sostenere la crescita, misure che gli imprenditori hanno apprezzato.
Da Treviso a Vicenza la musica è la stessa, E il vicepresidente degli industriali, Luciano Vescovi, parla di «parziale credit crunch». Lo spread sui fidi a breve termine è salito per le aziende vicentine dall`1,46 di settembre all`1,8o di fine novembre.
E nello stesso arco di tempo lo spread sui finanziamenti a medio termine è raddoppiato, da 2,14 a 4,2o. I dati di Vescovi emergono da un sondaggio effettuato su un campione di io° imprese locali. Ma la corsa a ostacoli non è finita perché, sempre secondo il vicepresidente di Confindustria a Vicenza, «alcune banche stanno comunicando nuovi incrementi con decorrenza 15 dicembre». E oltre al costo c`è anche il razionamento delle risorse: un quarto delle aziende del territorio ha fidi di importo inferiore a un anno fa e ci sono serie preoccupazioni per i conti economici di fine anno.



Il governo continua a chiederci sacrifici.ma acquistera' caccia bombardieri per 20 Miliardi di Euro!


Ci risiamo. Quello delle spese militari continua ad essere un tasto dolente, soprattutto in questo periodo di crisi, soprattutto in vista di una manovra lacrime e sangue dall’ammontare complessivo di 24 miliardi. Stavolta a guadagnarsi la ribalta è un acquisto che lo Stato ha pianificato da tempo e che ai contribuenti costerà una cifra compresa tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Si tratta di 131 caccia bombardieri F35 Lockheed che entreranno in produzione alla fine del 2012 e che verranno consegnati a metà del 2013. A sfornare i costosissimi esemplari, ognuno dei quali ha un costo superiore ai 130 milioni di dollari, sarà il cantiere di Cameri, in provincia di Novara. Ma in un periodo di vacche magrissime per il nostro Paese non si poteva evitare questo esborso di denaro pubblico? Chi ci spiega poi a cosa ci serviranno questi 131 caccia bombardieri?
Flavio Lotti, coordinatore del Tavolo per la Pace, ha spiegato in un’intervista a Radio Capital che fino ad ora il governo italiano ha già tirato fuori un miliardo e mezzo di euro, ma che ne restano da spendere almeno altri 15. “Il governo sta comprando questi aerei che dopo i primi anni di progettazione sono già arrivati a 135 milioni di dollari e ancora non si sa di quanto cresceranno” ha sottolineato il pacifista.


Sempre nel corso dell’intervista Lotti ha confermato che l’azienda di Cameri, quella dove vengono prodotti i caccia bombardieri, ci è stata praticamente “regalata” dagli americani: ”L’azienda di Cameri- ha spiegato- è stata data quasi come una piccola compensazione per questo enorme consumo di denaro pubblico. Per la fabbrica sono stati investiti 600 milioni di euro, ne spenderemo (per gli aerei) tra i 15 e 20 miliardi. Per ogni posto di lavoro creato nell’industria militare se ne possono creare 3 con gli stessi soldi“. Ma perché Monti e il suo governo non fanno qualcosa per spostare tutti questi quattrini da un’altra parte? Con i soldi risparmiati dalla mancata fabbricazione dei caccia si potrebbe coprire una sostanziosa manovra finanziaria, come quella che il governo si appresta a varare. Perché non pensarci?

http://www.fanpage.it/il-governo-continua-a-chiederci-sacrifici-ma-acquistera-caccia-bombardieri-per-20-miliardi-di-euro/

I nostri parlamentari che giocano con l'Ipad durante le sedute della Camera.

Tra qualche giorno non sarà più possibile fotografare i parlamentari che,invece di lavorare e preoccuparsi della sorte del paese, stanno giocando o si stanno facendo gli affari propri.
I fotografi parlamentari (la Camera ne conta circa 38-39) avranno un tesserino fotografico e sottoscriveranno un impegno a “non utilizzare gli strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere con essi gli atti o i comportamenti dei deputati e dei membri del governo presenti nell’Aula della Camera, normalmente non rilevabili se non tramite l’utilizzo di particolari strumenti tecnologici, che non risultando essenziali per l’informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari si risolvano in un trattamento di dati personali non consentito, con conseguente violazione della privacy ovvero della lesione del diritto di riservatezza delle comunicazioni”.L’impegno sottoscritto è anche a “non diffondere in ogni caso e a non conservare immagini di tali atti o comportamenti eventualmente colte”.
La violazione degli impegni assunti comporta “la cancellazione dall’elenco dei soggetti autorizzati ad accedere in tribuna stampa”. Le regole, che entreranno in vigore dal 29 novembre, varranno anche per i cineoperatori cui viene dato un permesso semestrale. Infine, la tribuna dedicata ai fotografi non sarà unica, quella cioè che si trova sopra i banchi dei deputati del Pdl e di Fli che, come ha sottolineato il pidiellino Gregorio Fontana durante l’ufficio di presidenza, risultano “penalizzati”: i fotografi saranno distribuiti sulle diverse tribune con un criterio di rotazione.
TRATTO DA: notizie.tiscali.it

Benzina: l'aumento scatta da subito!



Benzina alle stelle  l'aumento scatta subito

Altro che superbollo sulle auto da oltre 185 kW: la stangata sul mondo dell'auto arriva dal caro carburanti. Una morsa a tenaglia che è sfuggita ai più ma che - leggendo nelle pieghe del decreto "Salva Italia" - emerge in tutta la sua durezza. E stavolta non saranno solo i ricchi che comprano GT piene di cavalli a pagare queste tasse, ma tutta la povera gente.



Con la beffa che questo aumento non scatterà il prossimo primo gennaio ma subito visto che le nuove accise sui carburanti saranno in vigore dal momento di entrata in vigore del decreto-legge, e cioè presumibilmente già da oggi o domani, a seconda della data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Dal punto di vista pratico l'accisa sulla benzina aumenta quindi a 704,20 euro per mille litri, quella sul gasolio auto a 593,20 euro, quella sul Gpl auto a 267,77 euro per mille per mille chili (pari a 147,27 euro per mille litri) e quella sul metano auto a 0,00331 euro per metro cubo. Considerando anche l'effetto moltiplicatore dell'Iva, l'impatto sui prezzi al consumo sarà di quasi 10 centesimi per la verde, di 13,6 centesimi per il gasolio e di 2,6 centesimi al litro per il GPL. La relazione tecnica della manovra stima un maggior gettito complessivo lordo nel 2012 pari a 5,8 miliardi (considerando 1 miliardo di effetto sull'iva). Poichè il credito di imposta al settore dell'autotrasporto, che si 'copre' con l'operazione sui carbutanti, ha un costo di poco più di un miliardo, il maggior gettito 'netto' è di 4,8 miliardi.

Non solo: le Regioni potranno finanziare il trasporto pubblico locale con una accisa sui carburanti: più un cent al litro. Insomma, siamo solo agli inizi...

Auto blu, scorte, voli di stato, vitalizi. Costi della politica: i tagli che mancano

400.000 mila Euro a Benigni per cantare una canzone di Merda!

Benigni: lo share non è tutto
Un compenso da 400 mila euro per una stanca performance.
di Bruno Giurato
Il picco di ascolti di Il più grande spettacolo dopo il week end è stato l'Inno del corpo sciolto di Roberto Benigni. Alle 23,10, quando il Nostro ha iniziato a intonare la canzoncina, gli spettatori hanno raggiunto quota 16 milioni e 60 mila. Alla fine del cameo si è avuto il picco di share: 61,55%. Sono numeri che dicono molto, se non altro giustificano gli introiti pubblicitari per un cachet del Roberto nazionale che, secondo i bene informati, si aggira sui 400 mila euro.
Ma secondo molti quella del 5 dicembre 2011 non è stata un'apparizione memorabile. Aldo Grasso sul Corriere della sera ha scritto di un Benigni «spento».
I critici televisivi, chi più chi meno, hanno sottolineato la dipendenza di Benigni da Berlusconi: e in effetti la Fiaba del Cavaliere è stato il momento più allegro della performance. La predica finale del premio oscar è risultata un minestrone di luoghi comuni. Benigni ha aperto dicendo: «io sono quello che sa meno del mondo», dopodiché, tanto per correggere la professione di umiltà, è passato a citare l'Ecclesiaste: «Due sono più di uno». E in chiusura l'artista toscano ha chiuso ricordando il geniale fumettista Andrea Pazienza: «Non bisogna mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa». Solo che la frase non era di Pazienza, che l'aveva solo riportata in un fumetto. Pare fosse di Che Guevara.

Kennedy predisse che le banche avrebbero creato una grande crisi globale



Il 4 Giugno del 1963, un decreto presidenziale di John Fitgerald Kennedy, detto Ordine Esecutivo 11110, fu firmato impedendo alla Federal Reserve Bank di prestare soldi a interesse al Governo Federale degli Stati Uniti.La FRB sarebbe presto fallita e l’America sarebbe tornata l’unica vera detentrice del proprio debito.

John Fitzgerald Kennedy fu il primo presidente della storia a comprendere quantolo strapotere delle banche private avrebbero ben presto creato un collasso dell’intero sistema economico e decise di combatterlo. Secondo JFK, le banche private, non potevano esseri i creditori di un’intera nazione e, cosa più importante, non potevano avere il potere di stampare monetaLe somiglianze fra la Federal Reserve e la BCE, nonché la nostra cara Bankitalia, sono a dir poco imbarazzanti.
JFK fu il primo ad opporsi alle banche private ma purtroppo anche l’ultimo. Il suo assassinio fece desistere qualsiasi altro presidente, americano e non, dal dichiarare guerra alle banche private.

L’Ordine Esecutivo 11110 avrebbe messo fine all’attuale sistema bancario mangia-soldi. La FRB, come tutte le banche del resto, prestava (e presta ancora) soldi che non ha. Solo un decimo dell’intero ammontare di capitale che le banche private danno in prestito, é realmente detenuto dalla banca. L’FRB crea a piacimento ricchezza. Un potere immenso per dei privati. Immenso e rischioso. É un enorme castello di carte, basta un semplice soffio di vento per farlo crollare. L’intero sistema si basa su soldi che le banche non hanno. JFK aveva compreso a pieno quanto tutto ciò fosse sbagliato. Aveva intuito che, di quel passo, l’intera economia mondiale sarebbe finita male. Aveva anticipato la crisi economica mondiale che ci sta affliggendo.
Con il suo Ordine Esecutivo, il Dipartimento del Tesoro avrebbe avuto il potere di “emettere certificati d’argento a fronte di ogni lingotto di argento/dollari d’argento della Tesoreria.” Questo significa che la Tesoreria degli Stati Uniti poteva introdurre soldi in circolazione basandosi esclusivamente  sui lingotti d’argento fisicamente presenti nelle casse dello Stato. Niente più speculazioni, niente più creazione ad hoc di falsa ricchezza.Solo una economia solida, costituita sul reale valore dell’argento realmente detenuto dal governo.

L’FRB non avrebbe più potuto prestare soldi ad interesse all’America. Gli uomini più ricchi del mondo non avrebbero più avuto in mano lo scettro del potere. Gli stavano per portare via il loro amato giochetto per fabbricare soldi.
Ma questo cacchio di Giovannino Fizgeraldo voleva proprio morire!? Si era già messo contro tutta l’ala conservatrice e militarizzata dell’America schierandosi contro la guerra in Vietnam, ci mancavano solo i banchieri privati da indispettire. La sua morte era già praticamente scritta.
4 miliardi di banconote degli Stati Uniti, stampati cioè dalla Tesoreria e non dai privati, sono stati messi in circolazione in tagli da 2 e 5 dollari. Ben presto avrebbero sostituito le banconote stampate dai privati. Furono stampate dal Dipartimento del Tesoro anche banconote da 10 e da 20 dollari, ma non vennero mai messe in circolazione in quanto Kennedy, nel frattempo, venne assassinato. La sua politica morì con lui. Tutte le banconote stampate dalla Tesoreria vennero immediatamente ritirate. Davvero JFK pensava che avrebbe potuto sopravvivere dopo aver tolto alle banche private l’incostituzionale diritto di stampare moneta?

Le “Banconote degli Stati Uniti” furono emesse come valuta senza interessi e senza debiti avvallate dalle riserve d’argento nella Tesoreria degli Stati Uniti. Nessun privato si arricchì in questa transazione. Molti privati s’ incazzarono.
L’artefice di tutto ciò venne ucciso il 22 Novembre 1963I banchieri privati tornarono a sorridere e a speculare. Nessun altro presidente della storia degli Stati Uniti si azzardò mai più ad applicare l’Ordine Esecutivo 11110.

Quell’Ordine Esecutivo in realtà é ancora lì. Non é stato mai abrogato da nessun governo. Basterebbe che il Presidente Obama applicasse semplicemente la legge per decapitare la Federal Reserve. Evidentemente però tiene troppo alla sua vita. Non é facile andare incontro alla morte sicura per il bene del proprio popolo. JFK lo sapeva bene. La mafia delle banche pure: Kennedy é diventato il monito per tutti coloro che vogliano un giorno opporsi al potere delle banche: quei simpaticoni della FRB hanno anche avuto il coraggio di stampare l’effige di JFK su dei dollari d’argento. Mai monito fu più macabro ed efficace. Nessuno osa più pestargli i piedi.

Manovra, festeggiano le banche: prelievo sui conti correnti dell’un per mille

Il governo dei banchieri entra dritto nelle case degli italiani ed ecco che arriva il tributo di aliquota intorno all’1 per mille che sarà direttamente agganciata al saldo del conto corrente. Tradotto vorrà dire: più alto è il saldo in banca e più sarà il tributo da pagare.
Si tratta di una batosta ancor più pesante del “colpo in banca” studiato nel 1992 da Giuliano Amato che prevedeva il prelievo forzoso del 6 per mille sulle somme depositate allo sportello

Con le misure adottate dalla manovra presentata ieri dal premier Mario Monti, di fatto ha reso possibile l’attesa “patrimoniale” seppur mascherata da prelievi che ne celano il vero significato. Insomma un trucco ben architettato dal professore e dai suoi “alunni” ministri che non parlano di tassa in senso stretto, ma consentono di attuare una vera e propria “stangata” attraverso un tributo con aliquota agganciata al saldo del conto corrente.

Per garantire, almeno in partenza, la parità di gettito sarà prevista un’aliquota intorno l’1 per mille. Ma tutto ciò non basta. Infatti anche sul deposito dei titoli arriva un “bollo” sulle comunicazioni periodiche che l’istituto bancario invia ai clienti per informarli dell’andamento dei loro investimenti.
Sulle rendite finanziarie, inoltre, è in arrivo un ulteriore bollo in più rispetto alla tassazione del 20% con le imposte sostitutive.

Lente d’ingrandimento anche per le transazioni finanziarie, che saranno colpiti da nuovi e massicci interventi fiscali che a tutt’ora non sono stati resi chiari.
Infine vi sarà un prelievo aggiuntivo pari all’1,5% sui soldi rientrati in Italia in passato con il cosiddetto “scudo fiscale”. In totale queste somme si aggirano intorno i 90 miliardi di euro, e se la matematica non è un’opinione vorrà dire che dal prelievo aggiuntivo il gettito sarà intorno gli 1,5 miliardi di euro.

Cari italiani non ci resta quindi che affidarci al più sicuro dei sistemi per tutelare i nostri risparmi: metterli sotto il materasso!

I senatori in fuga dal ristorante,prezzi troppo alti!

ROMA—Ah, i bei tempi d’oro... Al ristorante del Senato, fino a tre mesi fa, il filetto di orata in crosta di patate si gustava per 5,23 euro e per il carpaccio di filetto con salsa al limone ne bastavano 2,76. Ma dalla fine di agosto i prezzi sul menu di Palazzo Madama sono triplicati e i senatori hanno rivoluzionato le loro abitudini. Adesso, nelle pause dei lavori d’Aula, o si fermano alla buvette per un riso all’inglese (rapido ed economico), o escono a mangiare nelle trattorie a due passi dal Pantheon. D’altronde, spiegano senza troppi imbarazzi, i prezzi a Palazzo Madama sono ormai «così alti» che pranzare fuori è diventato quasi conveniente. Da «Fortunato al Pantheon», un classico per le buone forchette della politica, all’una c’è la fila.
Ecco i prezzi con cui mangiavano alle nostre spalle!



Con 45 euro ci scappano primo e secondo, prelibatezze romanesche come i bucatini all’amatriciana e carni italiane di prima scelta. Avvistati negli ultimi tempi Anna Finocchiaro, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli e il presidente Renato Schifani. Il ristorante del Senato invece, che prima era preso d’assalto anche da deputati e giornalisti parlamentari, adesso è mezzo vuoto. Potere dell’antipolitica o della parsimonia? Forse di tutte e due le cose. Fatto sta che la Gemeaz Cusin, la società che lo gestisce, ha deciso di gettare la spugna e chiede all’amministrazione di Palazzo Madama «una soluzione amichevole» per rescindere consensualmente il contratto, sottoscritto il 12 febbraio 2010. La società appaltatrice ha messo la questione in mano agli avvocati, che hanno redatto un parere con cui sperano di convincere Palazzo Madama a rivolgersi altrove per sfamare i senatori. La relazione è lunga quattro pagine ed è un ritratto dell’Italia, tra antichi privilegi e cauti colpi di forbice. Vi si legge che, prima della decisione dei questori di tagliare i costi, i senatori pagavano per un pranzo «il 13% del prezzo effettivo, anche per i pasti di tipo superiore o pregiato, il cui costo ricadeva, quasi per intero, sull’Amministrazione». Dunque, detto più prosaicamente, i senatori assaporavano e i cittadini pagavano. Ora però— che le quote percentuali a carico degli utenti «sono state sensibilmente incrementate» e che i senatori pagano la spigola o il filetto quanto i comuni mortali—è comprensibile che alla Gemeaz Cusin i conti non tornino più. E che la società chieda lo scioglimento consensuale del contratto con decorrenza 31 dicembre 2011. Da quando i costi sono quelli di un comune ristorante del centro di Roma, lamenta la società, «si è verificata una eccezionale diminuzione dell’attività», con una riduzione dell’affluenza «di oltre il 50 per cento».
E se prima i senatori sceglievano quasi esclusivamente piatti «della tipologia superiore e pregiata», ora prediligono le pietanze più cheap. Gli spaghetti all’astice, sul menu a 18 euro, non li vuole più nessuno, mentre quelli al pomodoro (6 abbordabili euro) sono tornati di gran moda. La Gemeaz Cusin stima «un calo del 70 per cento dei pasti prodotti», con conseguente perdita economica ed esuberi del personale. Il primo effetto concreto è la richiesta di cassa integrazione per 20 dipendenti del ristorante. Intanto, però, sembra che il Senato si appresti ad assumere (altri) sette dirigenti, vincitori di vecchi concorsi.
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